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Romolo Ferrari e la Chitarra in Italia nella prima metà del Novecento
 

Romolo Ferrari è stato una delle figure più rappresentative della rinascita della chitarra in Italia nella prima metà del Novecento. La frase d'apertura può apparire convenzionale, ma in effetti dipinge come meglio non si potrebbe una realtà indiscutibile: è anche grazie a uomini come Ferrari se la chitarra oggi non è più nel limbo degli strumenti, ma è parte integrante della cultura e della vita musicale contemporanea. I giovani che oggi si diplomano e studiano nei Conservatori in maggioranza ignorano, probabilmente, quanta fatica sia costato, negli scorsi decenni, far raggiungere alla chitarra lo status di cui essa oggi gode, sottraendola progressivamente al provincialismo, al dilettantismo, alla chiusura al mondo della grande musica e ai pregiudizi di chi praticava altri strumenti, aprioristicamente ritenuti "più nobili". C'è voluto lo sforzo continuo di tanti studiosi e appassionati che hanno scavato nel repertorio dei secoli passati alla ricerca di opere dimenticate, hanno organizzato convegni su convegni, hanno cercato di sensibilizzare l'opinione pubblica, sollecitato funzionari, sottosegretari e ministri e, soprattutto, dato la carica ai chitarristi stessi affinché non si sclerotizzassero sul loro repertorio e si aprissero all'"altra" musica, nel momento stesso in cui questa finalmente si apriva alla loro. Romolo Ferrari è stato uno di questi artefici: oggi, un ricco volume di 448 pagine che raccoglie e arricchisce di nuovi contributi gli atti di un convegno tenutosi a Modena nel 2009 per celebrarne il cinquantesimo anniversario della scomparsa, riassume le tappe principali della sua vita e della sua attività. Il volume, a cura di Simona Boni, si suddivide in tre parti. La prima, "Romolo Ferrari", ospita contributi di Simona Boni (Romolo Ferrari, la vita e l'opera), Giovanni Indulti (L'attività compositiva di Romolo Ferrari) e Massimo Agostinelli (Le composizioni dell'Ottocento nel Fondo Ferrari). La seconda, "La chitarra in Italia nella prima metà del Novecento: il ritratto di un'epoca", contiene saggi di Mario dell'Ara, Silvia Mastrogregori, Sergio Sorrentino, Piero Mioli, Stefano Toffolo, Andreas Stevens, Marco Bazzotti, Ugo Orlandi, Vincenzo Pocci, Stefano Picciano e Giuseppe Idone, che trattano argomenti di grande importanza per una ricostruzione storiografica dell'epoca, tra i quali (non potendo qui citare tutti i titoli dei diversi saggi) il repertorio dei chitarristi, la didattica nella prima metà del Novecento, l'istituzione della cattedra di chitarra nei Conservatori, la riscoperta del repertorio antico per liuto e chitarra, le edizioni e la stampa periodica per chitarra, la liuteria chitarristica e le incisioni discografiche dei chitarristi italiani. La terza parte, "Alcuni protagonisti", con saggi di Maurizio Mazzoli, Paola Dato, Clara Campese, Giuliano Balestra, Norma Lutzemberger, Giovanni Intelisano, Luciano Chillemi, Maria Angela Bianchini, Giorgio Ferraris e Giacomo Parimbelli, contiene medaglioni dedicati ai protagonisti italiani della vita chitarri-stica dell'epoca, come Maria Rita Brondi, Carmelo Coletta, Teresa De Rogatis, Benedetto Di Ponio, Cesare Lutzemberger, Luigi Mozzani, Giovanni Murtula, Elena Padovani, Pasquale Taraffo, Carlo Palladino e Benvenuto Terzi.

Come si vede, uno sguardo a trecentosessanta gradi non solo sull'attività di Ferrari ma anche sul mondo della chitarra in Italia nella prima metà del Novecento, per di più corredato da una grande quantità di belle foto in bianco e nero, moltissime delle quali inedite, ricco di notizie preziose e impostato con quel rigore scientifico che la ricerca odierna rende assolutamente indispensabile. Il volume fornisce insomma, come dice il titolo di una delle sue sezioni, "il ritratto di un'epoca", e non semplicemente di Romolo Ferrari. In questo senso, si tratta sicuramente di uno dei contributi più preziosi della musicologia chitarristica degli ultimi anni.

Nato a Modena nel 1894, Ferrari fu professore di contrabbasso, chitarrista e compositore. Allievo di Luigi Mozzani, Ferrari iniziò a collezionare opere per chitarra dell'Ottocento formando così, nel corso degli anni, un'importante biblioteca privata. Parallelamente, si dedicò alla diffusione di quanto andava scoprendo tramite la casa editrice Bèrben, fondata da un suo amico, Benedetto Berlini. Come studioso e ricercatore, Ferrari pubblicò negli anni Trenta del secolo scorso le prime pionieristiche monografie su alcuni dei più grandi chitarristi dell'Ottocento, Giuliani, Carulli, Legnani, Sor, Zani de' Ferranti, etc. Fu collaboratore e animatore della rivista bolognese "La chitarra" (1934-1942) e poi, nel dopoguerra, direttore de "L'Arte chitarristica", da lui fondata nel 1947, che continuò ad uscire fino al 1961. Accanto a quella di studioso e ricercatore, Ferrari svolse una formidabile attività di organizzatore musicale promuovendo concerti dei più noti solisti attivi in Europa, da Segovia a Ida Presti, da Maria Luisa Anido a Siegfried Behrend. Non meno importanti furono le iniziative di promozione dello strumento realizzate tramite una serie di convegni chitarristici (ventuno in tutto) che si tennero tra il 1933 e il 1962, per lo più in Italia, ma anche in Germania (nel 1957 e nel 1958). L'ultimo della serie - Ferrari era già morto da più di due anni - ebbe luogo a Tokyo nella primavera del 1962. Per tutta la vita, infine, Ferrari si battè per ottenere che l'insegnamento della chitarra entrasse a far parte dei programmi dei Conservatori.

Come studioso di storia chitarristica Ferrari fu senza dubbio un pioniere e sarebbe dunque ingeneroso oggi sottolineare e ribadire tutti gli errori e le inesattezze presenti nei suoi scritti di più di settantanni fa. La musicologia chitarristica era ai suoi inizi, i grandi maestri dell'Ottocento erano galassie nebulose alle quali si cominciava ad avvicinarsi timidamente. Ferrari fu tra quelli che aprirono la strada, uno dei primi ad impostare in una prospettiva storica l'approccio alla vita e all'opera dei maggiori compositori di musica per chitarra. Grandissimo fu sicuramente il suo contributo alla divulgazione e valorizzazione dello strumento e alla riscoperta della letteratura dell'Ottocento. Ferrari aveva messo insieme pazientemente una biblioteca privata di antiche edizioni e manoscritti che lasciava signorilmente consultare a quanti frequentavano casa sua e alla quale hanno attinto diversi musicisti che hanno pubblicato in quegli anni opere per chitarra. Dopo la morte del proprietario, la collezione Ferrari fu acquisita dal Comune di Modena e affidata alla biblioteca del Civico Istituto Musicale "Orazio Vecchi" (oggi Istituto Superiore di Studi Musicali) di Modena, presso il quale è tuttora consultabile; ma una parte di essa, la cui consistenza è ignota, era già stata venduta a collezionisti privati. In un'intervista pubblicata nel 1977 sul n. 20 de "il Fronimo", Siegfried Behrend affermava testualmente che la parte rimasta al Civico Istituto Musicale di Modena era "ben poco" rispetto alla collezione che lui stesso, intimo amico di Ferrari, aveva potuto consultare in casa sua. Ma se la collezione di manoscritti e di edizioni antiche raccolta da Ferrari non è purtroppo più disponibile nella sua interezza, il contributo dato dal musicista modenese alla rinascita della chitarra rimane più vivo che mai. Grazie a persone come lui la chitarra non è più considerata, oggi, uno strumento di serie B. Questo bel volume ce lo ricorda e ci aiuta anche a meglio definire e comprendere le tappe del percorso lungo e accidentato che collega quel passato, in fondo nemmeno tanto remoto, al nostro presente.

 

 

Danilo Prefumo

in «il Fronimo», n.153 gennaio 2011, pp. 57-58